Il diritto penale della famiglia è sempre più una materia specialistica.
Il penalista familiare si occupa infatti dei reati familiari (delitti contro la famiglia come disciplinati nel codice penale artt. 556/574).
L’evoluzione dei costumi degli Italiani (o l’involuzione) ha provocato l’aumento esponenziale delle separazioni e dei divorzi negli ultimi anni.
Purtroppo, come le statistiche impietosamente ci dicono, accanto alle procedure separative e divorzili, sorgono vicende che rivestono risvolti penali. La violenza tra le mura domestiche è in netta ascesa.
Ciò impone all’avvocato matrimonialista una corretta preparazione e formazione anche in diritto penale e diritto processuale penale.
L’avvocato matrimonialista, quello vero, è anche penalista familiare o della famiglia perché, oltre ad occuparsi delle procedure in sede civile, deve sapersi muovere ad alto livello tecnico anche nel settore dei delitti contro la famiglia e organizzare due processi distinti contemporaneamente.
L’individuazione esatta della fattispecie criminosa in ambito familiare è importantissima. Troppe volte accade che un avvocato matrimonialista non sia in grado di qualificare giuridicamente un delitto contro la famiglia confondendo, per esempio, il reato di lesioni o percosse con quello più grave di maltrattamenti in famiglia (reato questo procedibile d’ufficio per il quale non è ammessa una remissione di querela).
L’errore tecnico del penalista della famiglia può essere fatale, in primo luogo perché potrebbe incolpare un innocente rispetto al reato contestato e in secondo luogo perché per i reati procedibili d’ufficio diventa arduo, poi, individuare soluzioni consensuali in sede separativa e/o divorzile (o in sede minorile).
Spesso capita che il denunciato di maltrattamenti in famiglia non accetti l’accordo perché è costretto a difendersi in sede penale in un processo non più “bloccabile” nemmeno quando le parti sono arrivate ad accordi civili e ragionevoli dopo un aspro conflitto.
Dunque il penalista della famiglia deve essere un avvocato prudente, attento e preparato circa i delitti contro la famiglia e deve scegliere sempre la migliore strategia difensiva.
Ciò non significa, ovviamente, che davanti a fatti gravi, il penalista della famiglia non debba procedere o dimostrarsi troppo timido o attendista. Giammai questo.
Ci sono casi in cui la denuncia penale è indispensabile per scongiurare la consumazione di altri fatti criminosi tra le mura domestiche.
Ciò che invece si chiede al penalista della famiglia è l’intuito di capire subito se alcune forme di violenza sono gravi e pericolose o sono il frutto di un conflitto fisiologico che può essere realisticamente gestito.
Insomma trovare il giusto equilibrio certamente non è facile. Ma bisogna evitare la “denuncia facile”, strumentale per ottenere positivi risultati in sede di separazione o divorzio o procedure ex art. 317 bis c.c.
Ancora più grave è la denuncia sporta senza verificare l’attendibilità del proprio assistito.
Il penalista familiare (diritto di famiglia penale) deve dunque uscire dagli angusti limiti del diritto e della procedura civile e deve diventare un avvocato completo, esperto appunto in diritto penale della famiglia, cercando di aggiornarsi continuamente.
Il penalista della famiglia deve essere in grado di svolgere indagini difensive, deve delegare investigatori privati, deve saper partecipare al dibattimento penale e al difficile esame e controesame dei testimoni, deve saper redigere in modo corretto (indicando causa petendi e petitum) l’atto di costituzione di parte civile nel processo penale. Deve essere un vero penalista!
Guai all’avvocato matrimonialista, esperto solo di diritto civile, che si improvvisa in procedimenti e processi penali familiari.
Le norme deontologiche impongono al difensore di accettare incarichi solo se si è in possesso di doti tecniche adeguate.
Purtroppo l’ambiente forense italiano è infestato da troppi tuttologi e “azzeccagarbugli” che si improvvisano per sbarcare il lunario. E ciò nuoce all’immagine dell’avvocatura.
I delitti contro la famiglia sono la bigamia (art. 556 c.p.), reato molto frequente nei matrimoni misti; introduzione al matrimonio mediante inganno (art. 558 c.p.); incesto (art. 564 c.p.); attentati alla morale familiare (art. 565 c.p.); supposizione o soppressione di stato (art. 566 c.p.); alterazione di stato (art. 567 c.p.); occultamento di stato di un fanciullo legittimo o naturale riconosciuto (art. 568 c.p.); violazione degli obblighi di assistenza familiare (art. 570 c.p.) quando non viene versato l’assegno di mantenimento al coniuge o ai figli; abuso dei mezzi di correzione o di disciplina (art. 571 c.p.); maltrattamenti in famiglia o verso fanciulli (art. 572 c.p.); sottrazione consensuale di minorenni (art. 573 c.p.); sottrazione di persone incapaci (art. 574 c.p.); sottrazione e trattenimento di minore all’estero (art. 574 bis c.p.), nuova fattispecie criminosa introdotta per arginare l’odioso fenomeno delle sottrazioni internazionali dei minori.
A ciò si aggiungano la mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice (art. 388 2° comma c.p.) quando un genitore ostacola o non agevola i rapporti dei figli con l’altro genitore, atti persecutori/stalking (art. 612 bis c.p.) e delitti contro la persona (reati sessuali di cui al libro secondo del codice penale).
Come è facile notare, dopo la rassegna di tutte queste fattispecie criminose, il diritto familiare penale è molto vasto e complesso.
Ciò dimostra, come già evidenziato in precedenza, che il penalista familiare o matrimonialista penale deve essere un avvocato di eccelsa e vasta preparazione e formazione.
Urge, pertanto, contemplare al più presto una specializzazione ad hoc dell’avvocato che si occupa del diritto penale della famiglia.
Ma occorre altresì sensibilizzare il cittadino a scegliersi il difensore pretendendo preparazione specifica in amteria.
Anche la gente deve crescere, non solo il mondo forense.