Un avvocato familiarista, al giorno d’oggi, è chiamato ad occuparsi spesso di matrimoni misti cristiani musulmani.
Ormai con la imponente immigrazione di stranieri nel nostro Paese era da mettere in preventivo l’aumento vertiginoso di unioni coniugali (e di convivenze more uxorio) tra cristiani e musulmani.
L’avvocato matrimonialista deve saper fornire qualsiasi tipo di consulenza sulle problematiche giuridiche, culturali e religiose di molti matrimoni misti tra cristiani e musulmani.
Le statistiche impietosamente dimostrano che i matrimoni tra cristiani e musulmani non durano molto tempo.
Fatte le debite eccezioni, nel 70% dei casi i matrimoni tra cristiani e musulmani finiscono in tribunale.
Dopo un periodo di apparente tranquillità iniziale, dopo qualche anno – e lo dico da avvocato che ne ha viste di tutti i colori – nelle coppie tra cristiani e musulmani affiorano profonde e radicali differenze culturali e religiose, tali da minare pesantemente il matrimonio.
Di solito il matrimonio tra cristiani e musulmani vede il marito islamico e la moglie cristiana.
Ci sono anche casi di cittadini italiani che hanno contratto matrimonio con donne musulmane, ma ciò ha costretto i mariti italiani a convertirsi all’Islam, cosa che non è prevista al contrario.
Già questa differenziazione spiega alcune problematiche.
La visione di un musulmano del matrimonio è molto diversa da quella di un cristiano. Peraltro, le donne italiane, molto più emancipate ed indipendenti negli ultimi anni, sovente si ribellano ai mariti musulmani che provengono da una cultura molto diversa.
Nel mio saggio ”I Perplessi Sposi” (Aliberti Editore) spiego nel dettaglio, riferendomi a casi che ho trattato in qualità di avvocato, le profonde e talvolta insanabili difficoltà che sussistono nei rapporti coniugali tra cristiani e musulmani.
Io credo fortemente nei matrimoni misti.
Ma perché un matrimonio tra cristiani e musulmani funzioni occorre che la coppia sappia individuare valori condivisi.
E poi ritengo che prima del matrimonio tra cristiani e musulmani dovrebbero farsi corsi di preparazione al matrimonio al fine di far comprendere ai futuri sposi il concetto di reciproco rispetto.
Purtroppo nel nostro Paese questi corsi pre-matrimoniali tra cristiani e musulmani non ci sono.
Spesso è l’avvocato che deve illustrare alla coppia mista i diritti e i doveri dei coniugi così come contemplati dalla nostra legge, alla quale il coniuge musulmano deve attenersi rigorosamente. E non sempre è così.
Trovo, tuttavia, imperdonabile che una donna cristiana, che decide liberamente di sposare un musulmano, possa sostenere, in un giudizio di separazione o divorzio, di non essere stata mai informata delle profonde differenze culturali del marito islamico.
Devo anche dire, peraltro, che, se un matrimonio tra un cristiano e un musulmano non funziona, spesso è anche colpa dei pregiudizi che noi italiani nutriamo per i musulmani.
Posso affermare, quindi, che le responsabilità di questi fallimenti matrimoniali siano reciproche.
Certo è, però, che in caso di sottrazione dei figli minori, nati da questi matrimoni misti, consumata dai padri musulmani, la situazione diventa molto complicata .
I paesi musulmani non hanno ratificato la Convenzione dell’Aja del 25 ottobre 1980.
Ciò significa – è bene ricordarlo – che i figli minori portati illegalmente dai padri musulmani in Nord Africa o in Medioriente, a seguito di una sottrazione internazionale dei minori, difficilmente faranno ritorno dalla madre in Italia.
Quest’ultimo, senza ombra di dubbio, è l’aspetto più rischioso e preoccupante della crisi di un matrimonio tra cristiani e musulmani.