Deve risarcire i danni alla moglie chi offende la suocera parlando con la propria consorte.
La Cassazione ha confermato la condanna per ingiurie e lesioni volontarie inflitta ad un uomo dal tribunale di Roma. L’imputato era anche stato condannato a risarcire i danni alla moglie, parte offesa nel procedimento. Il suo difensore aveva presentato ricorso in Cassazione, perchè le parole offensive erano rivolte alla suocera, non presente al fatto, per cui la consorte – secondo il legale – non era legittimata a sporgere querela. La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso, osservando che «per quanto gli epiteti e le volgari espressioni di disprezzo si riferissero a un altro soggetto, e cioè alla madre, non vi è dubbio che ne sia derivata una lesione del decoro della stessa interlocutrice: il che accade quando sussiste uno stretto legame di parentale fra la persona alla quale le espressioni offensive sono comunicate e quella destinataria delle offese, traducendosi tale condotta in una mancanza, nei confronti del percettore di tali espressioni, del rispetto che, quale componente della dignità umana, è dovuto a ciascuno dei consociati».
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