L’accordo al Tribunale di Cremona: le stesse regole usate per i figli. Dovranno pensare entrambi al mantenimento dei due cagnolini, con possibilità di vederli liberamente
Della famiglia faceva parte anche un coniglio nano, Tommy, ma lui probabilmente era un gradino più giù dei due «figli»: Chira, un boxer di dieci anni con tanto di pedigree, e Luna, figlia di lei, incrociata con una razza sconosciuta. Così quando tra i coniugi, due trentacinquenni che vivono alla periferia di Cremona, è scoppiata la crisi e si è arrivati in tribunale per la separazione, del mantenimento e dell’affido del coniglietto (che, oltretutto, ha poche pretese) non importava a nessuno dei due, ma per i cani si è scatenata una bagarre proprio come se fossero dei figli, che la coppia non ha avuto. I coniugi non si parlavano da mesi. Quando l’altro giorno sono comparsi davanti al presidente del tribunale Grazia Lapalorcia, dopo essersi guardati per un po’ in cagnesco (è il caso di dirlo) hanno fatto subito capire che il problema vero della separazione erano Chira e Luna, a cui nessuno dei due voleva rinunciare.
Elisabetta Canalis mentre porta a spasso Andrea, il suo dobermann femmina. Dopo la rottura con il calciatore Christian Vieri, il cane ha continuato a vedere entrambi.
«Non litigherete mica per i cani!» ha esclamato il giudice. Moglie e marito sono stati costretti allora a parlarsi, ma fuori dall’aula. I due avvocati, Monica Gennari (che assisteva lui) e Cesare Grazioli (quello di lei) si sono seduti a un tavolo e hanno trovato un accordo extragiudiziale, finito poi in una scrittura privata che, come per incanto, ha sbloccato la causa di separazione, partita come giudiziaria e diventata consensuale. Nei mesi scorsi era successo che, dopo la separazione di fatto, moglie e marito – entrambi con occupazioni precarie – avevano dovuto vendere la casa comune (per fronte ad alcuni debiti) e si erano trasferiti in due diversi monolocali, troppo piccoli per poter ospitare i cani. La soluzione, temporanea, era stata allora quella di «parcheggiare » Chira e Luna in una villetta con giardino in cui abita la zia di lei, che in tutto questo tempo ha continuato da sola mantenerli, senza smettere mai di vederli, coccolarli, portarli a spasso. E siccome Luna ha bisogno di essere curata, ogni mese se ne andavano duecento euro soltanto di veterinario. L’accordo ora prevede che Chira sarà affidata alla «mamma » e Luna al «papà», ognuno sosterrà le rispettive spese di mantenimento e cura e lui avrà sempre libero accesso alla villetta. Una soluzione che va incontro ai desideri di tutti e due: lei è più legata a Chira, acquistata subito dopo il matrimonio, lui a Luna.
In molte coppie senza figli gli animali sono diventati sempre più spesso dei «sostituti» nei quali i coniugi – come sottolinea l’avvocato Gennari – «investono sempre più in termini di affetto», creando legami che resistono anche alle burrasche matrimoniali. «Per questo – dice il legale – tutte le garanzie per l’affido condiviso dei figli minori si possono specularmente applicare agli animali ». La conseguenza è che, in caso di separazione, scoppiano inevitabilmente litigi e talvolta cani e gatti diventano oggetti di ripicche, se non di veri e propri ricatti, per ottenere altre cose. Nelle scorse settimane, per esempio, a Lovere, nella Bergamasca, una donna che in fase di separazione aveva consentito che il gatto di casa fosse affidato al marito, aveva all’improvviso chiesto il pignoramento del micio perché il coniuge era in ritardo nel pagamento degli alimenti che le spettavano. Poi i due hanno trovato un accordo e lei non solo ha ritirato la domanda di pignoramento ma si è impegnata a dare un contributo di 25 euro al mese per il mantenimento del gatto. Di cui, in fondo, era lieta di disfarsi perché allergica.
CORRIERE DELLA SERA