È tradimento in piena regola la relazione omosessuale extramatrimoniale. La suprema corte ha confermato la sentenza a sfavore di un antiquario marchigiano, che aveva intrecciato un rapporto con il dipendente del suo negozio
Lo sottolinea la Cassazione che ha confermato l’addebito della separazione ad un antiquario marchigiano che nell’ultimo periodo di convivenza matrimoniale aveva intrapreso una relazione omosessuale con il commesso del suo negozio. Così facendo, dice la Suprema Corte, convalidando l’addebito già sancito dalla Corte d’appello di Ancona nel giugno 2005, ha “violato l’obbligo di fedeltà”.
Inutilmente si è difeso in Cassazione sostenendo che il crac matrimoniale non era che l’epilogo della separazione di fatto che già si protraeva da tempo ed era stata concordata dai coniugi. La Prima sezione civile (sentenza 7207) ha dichiarato inammissibile il ricorso e, facendo propria la decisione dei giudici di merito, ha fatto notare che l’antiquario “nell’ultimo periodo della convivenza matrimoniale aveva intrapreso una relazione omosessuale con il commesso del proprio negozio, in tal modo violando l’obbligo della fedeltà”.
Anzi, aggiunge piazza Cavour, “proprio tale relazione aveva compromesso il matrimonio nonché la possibilità di prosecuzione della convivenza, anche perché l’antiquario era andato a convivere con l’altro uomo, lasciando la casa coniugale”. Data poi la disparità economica tra il marito e la moglie, titolare di una pensione di 600 euro mensili, la Cassazione ha convalidato l’obbligo per il marito di corrispondere alla ex un assegno mensile di 500 euro.
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